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La storia dell'Associazione "Seconda Linea Missionaria" - Onlus

DSC01080È il primo pomeriggio di un giorno qualunque del gennaio 1968. Come ormai da due anni, da quando abita a Ostia, alle 14.10 Giuseppe Aragona, uscendo dal suo ufficio del Palazzo Viminale, raggiunge la stazione della metropolitana di via Cavour per tornare a casa. Normalmente ha sempre qualcosa da leggere con sé, ma quel giorno l'ha dimenticato e si accontenta di un foglio abbandonato sul sedile di fronte al suo. Si tratta di un unico articolo, strappato da chissà quale rivista e in esso si descrive lo stato  di indicibile di sofferenza di oltre 20 milioni di lebbrosi di cui nessuno si occupa. La lettura, invece di regalargli quel po' di relax che generalmente lo aiuta a far passare più velocemente i 40 minuti di viaggio, lo turba fortemente. Sente subito un bisogno irrefrenabile di solidarietà; comincia a documentarsi e si reca dall'allora Parroco della sua Parrocchia di S.Monica, don Attilio Rinaldo, per confidargli questo turbamento che non gli dà tregua. Il Parroco lo incoraggia a iniziare una prima raccolta di denaro e gli affida un libretto di ricevute intestate alla Parrocchia, da dare per garanzia ai donatori.

DSCF0117Comincia una prima raccolta tra i colleghi dell'ufficio e i primi soldi vengono inviati all'Associazione "Amici dei lebbrosi" di Bologna che si ispira al pensiero e all'opera di Raoul Follerau, un avvocato francese che da decenni, insieme alla moglie, dedica la sua vita alla battaglia contro la terribile malattia. Ogni mese Giuseppe e i sui colleghi del Ministero degli Interni, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza.- Divisione Affari Generali - Sezione  2^, si tassano di 500 lire che confluiscono in una somma periodicamente inviata all'Associazione bolognese.

È quello il primo nucleo del gruppo missionario che Giuseppe vuole formare. Alcuni dei nomi: Pierluigi Pisanelli, Michele Craca, Pietro De Angelis, Giuseppe Marini, Maria Pia Badolato, Gennaro Iavarone...

Intanto anche a Ostia, parlando con la gente, fa conoscere il problema della lebbra e il parroco stesso comincia, in appoggio a Giuseppe, un'opera di sensibilizzazione tra i fedeli. Ogni due mesi, puntualmente, le somme raccolte vengono inviate, tramite vaglia, a Bologna.

Dopo tre anni, nel 1971, il parroco gli propone di animare la "Giornata Mondiale dei Lebbrosi" che si celebra ogni ultima domenica del mese di gennaio. Si tratta di andare all'ambone durante le messe domenicali, dopo l'omelia, e spiegare ai fedeli il senso di quella giornata e le finalità della raccolta di denaro. Giuseppe accetta e insieme alla moglie Maria, ai tre figli Maria Letizia, Marco e Paolo rispettivamente di 11, 9 e 8 anni e al piccolo Luigi Lorenzato, di 11 anni, comincia un'avventura che dura ancora oggi.  Ritira dall'Associazione di Bologna del materiale per la sensibilizzazione: libri, pieghevoli, calendari e allestisce una piccola mostra-vendita. Per Luigi e per i suoi figli è un'avventura nuova, si sentono valorizzati, e cominciano a sperimentare quanto sia bello lavorare per i loro amici lontani. Si tratta di mettersi dietro a un banchetto improvvisato a vendere pensieri, preghiere, riflessioni... Qui avviene il miracolo: la gente ci crede e reagisce con generosità.

PICT0437Nel 1972 avviene un fatto che per il vocabolario dell'uomo della strada va' sotto il nome di casualità, ma non per quello di Giuseppe che crede fermamente nella Provvidenza. Succede spesso a chi viaggia di perdere l'aereo per motivi e circostanze non sempre prevedibili. E accade anche a Padre Alessandro Assolari, missionario monfortano, che vede rinviare di 24 ore il suo volo Air Zambia  per il Malawi. Dovendo attendere così a lungo chiede a qualcuno in aeroporto di indicargli una Parrocchia presso la quale poter celebrare la S.Messa domenicale. Nonostante la vicinanza con Fiumicino paese, il sacerdote viene indirizzato a Ostia, alla parrocchia di S.Monica. Come è prevedibile il sacerdote, durante l'omelia, parla della sua attività missionaria in Malawi. A quella celebrazione assiste Giuseppe Aragona che, subito dopo la fine, avvicina il missionario e gli domanda, a bruciapelo, se nella sua missione ci sono dei lebbrosi. Alla risposta affermativa Giuseppe apre il portafoglio e prende tutto quello che c'è, seimila lire, per darlo a P.Alessandro. Il missionario lo ringrazia e gli chiede l'indirizzo.

Trascorrono alcuni mesi e dal Malawi, dalla missione di Utale, sede di un villaggio dei lebbrosi, P. Luciano Nervi, missionario monfortano anche lui, scrive di aver ricevuto la somma da P.Alessandro e ringrazia a nome dei lebbrosi. È l'inizio di una fitta corrispondenza con P. Nervi e anche l'inizio della spedizione dei primi pacchi di medicinali. Successivamente il missionario viene trasferito a Mangochi ma prima di partire, con una lettera, invita Giuseppe a non abbandonare i lebbrosi di Utale; invito, ovviamente, accolto senza difficoltà e con piacere. Inizia per il piccolo gruppo un nuovo impegno: dopo Utale, una nuova missione da sostenere. Agli aiuti per i lebbrosi si sommano gli aiuti per tante altre patologie, da noi curabili ma spesso mortali in Malawi per mancanza di medicine. E tra esse, grande protagonista rimane la fame.

Comincia con Mangochi e Utale un vero e proprio rapporto privilegiato e ai medicinali si affianca la spedizione di pacchi e denaro per la realizzazione di tutto quello che le varie emergenze impongono "strada facendo".

Il gruppo intanto si arricchisce di una serie di collaboratori tra i quali l'indimenticabile Arturo Carletti, maresciallo di P.S in servizio all'aeroporto di Fiumicino che agevola le sempre più frequenti spedizioni. Insieme a lui il maresciallo Alfredo Buttari, sempre pronto ad accogliere sotto le scalette dell'aereo i missionari di ritorno dal Malawi che poi accompagna personalmente fuori dalle piste.

Nasce all'interno del Gruppo una vera e propria "strategia di solidarietà missionaria" con una organizzazione e un coinvolgimento di persone che nessuno avrebbe mai immaginato. Col tempo la gamma delle realizzazioni si allarga sempre di più. Si comincia con le micro-realizzazioni: casette per i lebbrosi, spesso realizzate attraverso gli sforzi di una sola famiglia, aule scolastiche, pozzi d'acqua, dispensari. Nel 1973 iniziano, promosse da P. Luciano Nervi da Utale, le prime adozioni a distanza di orfani. Se ne adottano sette a Utale e poi, con il trasferimento a Mangochi di P. Nervi, tredici a Mangochi. Tra gli adottanti oltre a vari colleghi di lavoro di Giuseppe e ad amici di Ostia,  ci sono quattro classi elementari di Ostia guidate dalle maestre Luciana Carletti, moglie di Arturo, e Cristina Lombardi  (due classi per ogni maestra).

Nel 1975, in occasione dell'Anno Santo, il gruppo accoglie in Parrocchia un gruppo di catechisti malawaiani in pellegrinaggio a Roma. Li accompagnano P.Luciano Nervi e l'allora seminarista Mario Pacifici (oggi parroco di Balaka). L'incontro è memorabile. Si tocca con mano la fratellanza tra persone tanto diverse e tanto lontane. Il salone parrocchiale messo a disposizione dal parroco don Attilio è addobbato a festa e la cena preparata dai volontari è gradita. I bambini dei primi tempi, ora adolescenti, si occupano di comprare regali da portare ai bambini del Malawi: palloni, bambole, colori, quaderni... La serata termina  tra canti italiani e danze malawaiane, in una festa mai dimenticata.

Si moltiplicano i contatti con le missioni. Tra queste il Villaggio dei Lebbrosi di Ampanalana in Madagascar con Suor Alessandra Clara Martini, la missione di Tamatave con Suor Clelia Piroddi, sempre in Madagascar, le missioni di don Antonio Alessi e di don Aurelio Maschio, entrambi missionari salesiani a Bombay, più tutte le altre che man mano nascono nella Diocesi di Mangochi. Altri aiuti, soprattutto con l'invio di medicinali, vengono dati a missioni in Tanzania, Uganda, Kenia, Senegal Filippine, Somalia ecc...

Nasce l'esigenza di dare un nome al gruppo e Giuseppe, in un'immagine di missione come guerra di frontiera alla fame e alle malattie, pensa a un concetto che descriva bene il ruolo del gruppo nel contesto di tale "guerra": "Seconda Linea Missionaria". Perché per una prima linea che rischia la vita (i missionari) ce ne deve essere una seconda che funga da rincalzo e da approvvigionamento. Dopo alcuni mesi dalla scelta del nome scrive, in risposta all'invio di denaro, suor  Alessandra Clara Martini  dal suo Villaggio dei Lebbrosi. Queste le testuali parole: "voi che siete la nostra seconda linea missionaria". Giuseppe legge nella sua lettera una conferma di quanto da lui deciso solo pochi mesi prima.

Intanto passano gli anni, il Gruppo cresce in attività ed esperienza e anche Luigi Lorenzato, diventando grande, diventa il "braccio destro" di Giuseppe.   Il 27 gennaio 1980, Giornata Mondiale dei Lebbrosi, dall'ambone, durante l'appello di sensibilizzazione, Giuseppe cerca nuove persone di buona volontà che possano lavorare nel Gruppo perché si è ancora in pochi.. Arturo è gravemente ammalato e Gino, un altro collaboratore, non lo è di meno. All'appello rispondono Ruggero e Mirella Ruggini che presto, ognuno per le sue qualità, diventano una provvidenza per il gruppo. Ruggero si dedica ad ogni attività manuale che va' dal confezionamento dei pacchi alla sistemazione della sede prima che il nuovo Parroco, don Giovanni Falbo, decida di intervenire con una ristrutturazione completa degli scantinati della parrocchia che assegna al gruppo ampi spazi, funzionali e decorosi. Mirella si dedica invece alla parte "grafica" e creativa, impegnandosi in modo ammirevole nella stesura dei comunicati, dei notiziari, delle mostre fotografiche e tanto altro ancora.

Nel 1980 Giuseppe, a soli 50 anni, va' in pensione perché lo stato, a seguito dei bombardamenti americani che lo lasciano orfano a soli 14 anni, lo risarcisce con 7 anni di servizio aggiuntivi che insieme ai 30 effettivamente svolti gli consentono di lasciare il lavoro. L'allora Procuratore delle Missioni Monfortane, P.Vincenzo Valvassori, coadiuvato da P.Mario Arciello, ne approfitta subito e invita Giuseppe a recarsi in Malawi per constatare di persona quanto fatto attraverso la generosità della gente di Ostia. Giuseppe pensa che sia più opportuno spendere il milione circa che servirebbe per il viaggio nella costruzione di un pozzo, ma P.Valvassori  insiste dicendo che il milione speso in un viaggio frutterà molto di più. Giuseppe si convince e decide di investire quel milione, parte della sua liquidazione, nel viaggio in Malawi. Nel luglio 1981, insieme a Luigi Lorenzato, non senza trepidazione, prende il suo primo aereo. È una grande scoperta. Incontrano tutti i missionari e si recano in tutte le loro sedi: da P.Nervi e P.Trussardi nella parrocchia di Mangochi, da P.Maggioni a Utale, da P.Perico a Nankwali, da P.Pege a Namalaka, da P.Nozza a Namwera, da P.Preda a Ulongwe, da P.Salmaso a Namandanje, da P.Trussardi ancora a Utale  e da tanti altri Padri e Suore nei luoghi più remoti. Sono tre settimane meravigliose. Le esperienze fatte rimangono nel cuore e nella mente di Giuseppe e di Luigi. Con l'aiuto dei missionari riescono a penetrare le vere necessità della gente del Malawi e a scoprire il vero volto e i tanti pregi della popolazione locale. Gioiscono nel visitare il dispensario di Katema, in gran parte costruito con i finanziamenti del gruppo. Vi portano alcune scatole di medicine e l'infermiera malawaiana, constatando che si tratta degli antibiotici che usa per guarire i suoi malati, si mette in ginocchio davanti a Giuseppe ed esclama: "zikomo, zikomo, bambo, zikomo kwampiri!"(grazie, grazie, signore, grazie tante!) Visitano poi  Mase dove hanno la possibilità di vedere il primo pozzo costruito con i sacrifici di tanta gente di Ostia. Dopo essere rimasti due settimane a Mangochi, trascorrono l'ultima settimana a Utale dove vivono l'esperienza toccante e indimenticabile dell'incontro con i lebbrosi.

Al loro ritorno, ovviamente, il gruppo pianifica il lavoro molto più consapevolmente alla luce di quanto constatato e appreso nel viaggio nelle missioni del Malawi. Si moltiplicano gli sforzi e la gente risponde sempre con maggiore generosità. Il raggio di azione abbraccia ormai tutte le missioni della diocesi di Mangochi e il Vescovo Mons. Alessandro Assolari, quel primo missionario incontrato dieci anni prima alla Messa di una domenica mattina, apre una farmacia gestita da Suor Carolina, un'anziana suora infermiera dell'Ordine canossiano a cui vanno ad attingere i missionari non direttamente assistiti dal gruppo "Seconda Linea Missionaria".

L'approvvigionamento delle medicine e la spedizione dei pacchi assorbe gran parte delle energie. Grazie a Dio viene ancora una volta in aiuto la provvidenza e arrivano costantemente dai numerosi dipendenti Alitalia che abitano a Ostia numerosi biglietti merci "free" che danno diritto alla spedizione di 20 kg . È evidente che la possibilità di spedire i pacchi per via aerea permette al gruppo di far giungere in tempi brevi le medicine e tanta gente riesce a sopravvivere in quel periodo in cui la carenza di medicinali in Africa è una vera e propria emergenza. Tale tempestività di intervento fa sentire i volontari ancora più vicini al lavoro degli amici impegnati in prima linea: padri, suore e laici.

Ma dove non arrivano i biglietti arrivano i soldi; grazie alla provvidenza travestita da fantasia qualcuno risponde agli appelli di Giuseppe come meglio può. Un giovane maresciallo della Guardia di Finanza un giorno gli telefona e gli comunica che ha 81 mila lire per i pacchi che attendono. Giuseppe si meraviglia e gli chiede da dove provengano quei soldi. Il maresciallo gli risponde candidamente che, vestito in borghese, ha fatto un giro dei negozi chiedendo semplicemente soldi per spedire i pacchi raccontando che a S. Monica ci sono dei medicinali che possono salvare tante vite umane e che attendono solo di essere spediti. Alcuni negozi lo hanno mandato via in malo modo altri, invece, gli hanno dato delle offerte che lui ora gira al gruppo. Due giorni dopo un' amica conosciuta pochi mesi prima, ritornando a Ostia, fa un'offerta di 200 mila lire, la cifra esatta per spedire tutti i medicinali. La Provvidenza continua a metterci lo zampino.  Le testimonianze di carità, in  questo periodo sono veramente tante, ed è impossibile ricordarle tutte. Emblematico è l'incontro che Giuseppe ha con un'anziana vedova. Consegnandogli seicentomila lire gli dice: "le usi per quelli del Terzo Mondo, sono una vedova ed ho guadagnato questi soldi facendo iniezioni alla gente che me li ha regalati. Li mandi a chi ha più bisogno di me".

Ma i medicinali non bastano mai e ci si attiva per reperirne il più possibile. Giuseppe e Arturo prendono l'impegno di visitare tutte le case farmaceutiche del Lazio. La ricerca si rivela fruttuosa e molte industrie rispondono all'appello. Arrivano medicine per tante missioni. In quegli anni quella del reperimento delle medicine e la loro spedizione diventa l'attività più importante. Medicine vengono spedite ovunque: oltre che al Vescovo di Mangochi, Mons. Assolari, a P.Nervi, a P.Pege e a P.Maggioni, medicinali vengono inviati anche  ad una Missione di suore di Dar Er Salam, alle suore del Madagascar, in Uganda, in Kenya, in Senegal, nelle Filippine, in Somalia... I biglietti "free" dei dipendenti dell'Alitalia fanno veramente miracoli. Dove non arrivano i biglietti si reperiscono fondi con mille iniziative: proiezioni di diapositive, concerti. Del 12 novembre 1978 è la prima Pesca di Beneficenza che frutta 350 mila lire che insieme alle 150 mila lire di un concerto della corale di S.Monica permettono al P.Luciano Nervi di ultimare il pozzo di Katema. Nella giornata dei lebbrosi del 1979 si supera, per la prima volta, il milione di lire. Di questi anni e di quelli immediatamente successivi è anche l'entrata nel gruppo di Andrea Cangialosi, di Maria Pia Riello, di Alba Rolleri, accompagnata a volte dal marito Piero, di Pina Martinelli...

Al 1982 risale il gemellaggio tra la Parrocchia di S.Monica e la Diocesi di Mangochi che viene solennemente celebrato con la visita del vescovo Mons. Alessandro Assolari alla Parrocchia lidense. Frutto del gemellaggio è la costruzione della Chiesa di  Nchocholo, intitolata a S.Monica, dove, nel viaggio dell'81 Giuseppe e Luigi hanno assistito a una Messa celebrata da P.Luciano Nervi sotto un albero alla presenza di una moltitudine di fedeli. In questo stesso anno si appronta anche la prima mostra-vendita di artigianato africano.

L'otto luglio del 1984, alle 22,10 dall'aeroporto di Fiumicino a bordo di un B707 della Zambia Airwais,  il gruppo "Seconda Linea Missionaria" di Santa Monica, quasi al completo, su invito del vescovo Mons. Alessandro Assolari e guidato dal parroco Mons. Giovanni Falbo, parte per il Malawi, ospite nella casa del vescovo per tre settimane. Un viaggio importantissimo che aumenterà ancora di più l'entusiasmo negli anni a venire. Il vescovo mette a disposizione del gruppo un pulmino guidato da P.Gotti e, a volte, dallo stesso Vescovo. Si gira in lungo e in largo la Diocesi. Si visitano i villaggi di Ulongwe, Namwera, Nankwali, Namandanje, Nsanama, Mpiri, Balaka, Kankao, Namalaka, Utale1 e Utale2, la capitale Blantyre, la bellissima città di Zomba, dovunque accolti festosamente dai missionari e poiché ricorre il 25° anniversario di matrimonio Giuseppe e di sua moglie di Maria, il 20 luglio si festeggia con una S. Messa, celebrata dal vescovo e dagli altri missionari, e con un lauto pranzo offerto dal Gruppo e poi... danze al suono della fisarmonica di Padre Luciano Nervi.

Negli anni, e fino ad oggi, seguono altri viaggi da parte dei diversi componenti del gruppo, sempre nello spirito della condivisione e con l'intento della testimonianza.

Le attività per il finanziamento e gli impegni con i missionari crescono in maniera esponenziale.

Tra il 1980 e il 1995 si scavano almeno una ventina di pozzi nella parrocchia di Mangochi, e altrettanti a Utale e dintorni. Ma tanti altri nascono nelle altre Missioni di Balaka, Namandanje, Ulongwe, Kankao, Namalaka...

Nel 1984 si finanzia la costruzione della scuola di Nsejere, un grosso villaggio dove solo un giovane sa leggere e scrivere; la scuola più vicina è a circa cinque chilometri di distanza ed essendo la zona infestata da serpenti ed animali feroci, la gente preferisce non mandare a scuola i propri figli. Nel 1985 il gruppo compra la prima macchina per rilegare i libri della stamperia di Balaka e la prima macchina da scrivere elettronica per P. Piergiorgio Gamba che, attraverso il lavoro prezioso della tipografia, aiuta con il suo giornale la nascita della democrazia in Malawi, a rischio della sua stessa vita. Nel 1987 si prosegue con la costruzione di alcuni padiglioni dell'ospedale di Utale. L'anno successivo la guerra civile mozambicana pone un'altra, drammatica emergenza: un milione di profughi si rifugiano in Malawi! Il Gruppo si rimbocca le maniche e raccoglie fondi per la costruzione di alloggi, in particolare a Mangochi e Namwera dove sono nati alcuni campi profughi; in queste zone viene intensificato l'invio di medicine, parte delle quali vengono ritirate nascostamente da missionari italiani stanziati nel vicino Mozambico.

Negli anni successivi si provvede all'arredamento dell'ospedale di Phalula, gestito da P. Francesco Perico e allo scavo di numerosi altri pozzi, sia a Phalula che altrove; a Utale continua la costruzione di alcune decine di piccole case per i malati di lebbra e, successivamente, della scuola superiore per i figli dei lebbrosi. Finalmente, nel 1994 la costruzione dell'asilo S. Monica di Balaka, che fornisce tutt'oggi a 300-350 bambini in età pre-scolare la prima colazione e il pranzo a base di polenta o riso e una prima formazione. Di questi anni è l'allargamento del gruppo con l'ingresso definitivo prima di Piero Rolleri, oggi vice-presidente e responsabile delle adozioni, e successivamente di Raffaele Sellaro, responsabile della contabilità, di Enza Martinelli, di Lidia Velardi...

Gli anni che vanno dal 1994 in poi vedono la partecipazione del Gruppo alla costruzione del grande ospedale di Mikoke, fortemente voluto da Suor Mariangela, di sei aule scolastiche nella parrocchia di Kankao, e ultimamente, la maternità a Balaka, la scuola S. Agostino e la grande scuola professionale di Balaka..

Ed eccoci alla storia degli ultimi 10 anni con le "adozioni a distanza" dei bambini orfani di Balaka, Mangochi e Namwera (oggi più di 1500 bambini sono adottati da altrettante famiglie tramite la "Seconda Linea Missionaria"), l'iniziativa "Adotta una mamma", senza dimenticare la recente iniziativa di "Ostia per l'Africa", che prevede, in coordinamento con altre realtà del territorio, la costruzione di una scuola primaria a Matola, nel distretto di Balaka. Con l'idea di continuare, insieme ad altri, la sensibilizzazione del XIII Municipio di Roma ai grandi problemi africani.

Nel 2002 il Gruppo Seconda Linea Missionaria diventa Associazione e si costituisce in Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale (ONLUS ). Questa scelta comporta un grande sforzo organizzativo per uniformare le procedure di raccolta ed erogazioni di fondi, alle disposizioni previste dal Ministero delle Finanze, ma dà ai sostenitori delle varie iniziative la possibilità di godere delle detrazioni e deduzioni fiscali previsti dalle normative fiscali vigenti.