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"Seconda Linea Missionaria" – Onlus

vuole essere uno strumento utile alla "Prima Linea Missionaria"

che opera nei paesi poveri del terzo mondo

Celebrati i primi 50 anni di "Seconda Linea Missionaria"

DSC05091Domenica 22 Aprile alla presenza di tanti amici e sostenitori abbiamo celebrato nella gioia i 50 anni di Seconda Linea Missionaria.
Oltre al nostro parroco don Govanni e ai sacerdoti di Santa Monica abbiamo condiviso questo importante traguardo con i missionari padre Piergiorgio e padre Kimu; con Ethel (per tanti anni il nostro riferimento a Balaka per le adozioni a distanza) e con i rappresentanti di altri gruppi di sostegno ai padri monfortani. Naturalmente non ci è mancata dall'Africa la vicinanza e la preghiera di padre Mario, di suor Mariangela e di tanti altri amici.
Di seguito vi proponiamo la lettera scritta per l'occasione dai nostri fondatori Giuseppe e Maria Aragona (ritratti nella foto).

Cari amici,innanzitutto voglio ringraziarvi, a nome di tutto il gruppo “Seconda Linea Missionaria”, per aver accolto l'invito alla festa per il nostro cinquantesimo anniversario. Permettetemi di ringraziare soprattutto il Signore per avermi chiamato, nonostante la mia fragilità, ad occuparmi, insieme a mia moglie Maria e ai miei amici, degli ultimi tra gli ultimi. La nostra è una vocazione missionaria che non poteva trovare altro luogo per esprimersi che nella Chiesa di Gesù dove tutti siamo chiamati ad essere missionari. 
DSC05075Allora ringrazio il nostro caro parroco don Giovanni che per più di quarant'anni, nel nostro lungo cammino, ci ha accompagnato e guidato nell’ opera missionaria. Non è possibile raccontare in pochi minuti tutto quello che è stato vissuto e costruito in cinquant'anni. Molte cose le potete leggere nel libro che ho scritto lo scorso anno intitolato “Gocce nell’oceano della vita”.
Voglio solo accennare ad alcuni passaggi che sono la struttura portante della nostra storia.
Nel 1968 ero un marito, padre di tre figli piccoli ed ero impiegato presso il Ministero dell’Interno. Ma ero inquieto, perché le esperienze della mia infanzia non lasciavano che passassero inosservate le sofferenze delle persone che incontravo in una Ostia che allora raccoglieva tanta povera gente.
Già nei primi anni della mia permanenza nel nostro quartiere, dove sono arrivato nel 1965, avevo incontrato la generosità di un nostro parrocchiano, Orfeo Cornale, che ci ha lasciato ormai da tanti anni. Con lui ci recavamo tra le baracche che si trovavano nei campi incolti presso l’attuale idroscalo per tentare di alleviare la precarietà di tante famiglie che vivevano, a quel tempo, nella più assoluta miseria. Mi sembrava il minimo che dovessi fare per ringraziare il Signore per la generosità che aveva avuto nei miei confronti dopo le traversie della mia infanzia.
DSC05071Ma c'era un altro progetto su di me: si chiamava Africa.
Ho incontrato l'Africa e le sue sofferenze sul treno per Ostia. Al tempo non se ne vedevano africani qui da noi e dunque fu una mezza pagina di un giornale abbandonato su un sedile della metropolitana, che allora collegava direttamente Ostia con la stazione Termini, a presentarmi questo continente. Si parlava dell’associazione fondata da Raoul Follereau che aiutava i lebbrosi in tutte le parti del mondo. Mi parve un invito chiaro. Ne parlai con don Attilio Rinaldo, allora parroco di Santa Monica, e cominciai insieme alla mia famiglia e al carissimo Luigi Lorenzato, a quel tempo bambino, la nostra avventura.
Nel 1972 avvenne l'incontro col Malawi attraverso colui che poi sarebbe diventato Vescovo di Mangochi, Mons. Alessandro Assolari. E da quel giorno il Malawi, il caldo cuore dell'Africa, ha cominciato a scaldare anche noi. Al Malawi, negli anni, seguirono il Madagascar, la Tanzania, il Kenya, il Senegal, l'India ed altri paesi.
Poi, nel 1977, arrivò don Giovanni che subito accolse e incoraggiò la missionarietà del nostro piccolo gruppo. Nel 1982 la nostra parrocchia si gemellò con la Diocesi di Mangochi e nel 1984 il viaggio del gruppo insieme al nostro parroco, suggellò il gemellaggio.
DSC05080Tanti sono gli amici che insieme a me e a voi si sono avvicendati in questa nostra avventura. Molti non ci sono più, gli altri sono qui tra noi, fedeli nella quotidianità alla loro vocazione missionaria.
Li ringrazio tutti per l'amore e la dedizione che manifestano ogni giorno.
Ora il passato è passato e la mia ambizione è quella di parlare di futuro.

Alla mia età, sono quasi 89 anni, in genere si guarda indietro e si rimpiange. Ma io non ci riesco. Non riesco a pensare che tutto questo finisca e prego per il futuro del nostro gruppo e m'immagino lassù a guardare i più giovani tra voi festeggiare il centenario.
Non voglio citare nessuno dei tanti e preziosi vecchi e nuovi arrivati, perché Gesù ci insegna che siamo tutti servi inutili. Ma non posso non ricordare invece alcuni che ci hanno preceduto nella casa del Padre. Come dimenticare Arturo Carletti, Gino Amanzio, Giuliana Agostinacchio, Michela ed Ernesto Piccirillo e in ultimo, il grande Ruggero Ruggini. 

Ora sentiremo le testimonianze autorevoli dei nostri missionari che ci dicono che l'Africa è viva, che l'Africa cresce, seppur lentamente, nella coscienza di sé e nella voglia di fare da sola.
DSC05090Allora mi faccio portatore dell'invito di Gesù a continuare a sostenere i progetti di sviluppo, il sostegno a distanza degli orfani, perché Gesù ci chiede di avere fede e ci dice che ogni seme gettato con amore germoglierà, anche se noi non ci saremo a veder crescere la pianta.
Guardiamo avanti con fiducia, rimbocchiamoci le maniche perché un mondo solidale è un mondo più equilibrato, e nell'equità e nella giustizia si vive meglio tutti.
Siamo tutti testimoni dell'amore di Gesù e missionari per vocazione. E' un dono grande che dobbiamo coltivare con fiducia.Grazie. Giuseppe Aragona
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